“È EROS?” la bipersonale con Marzia Gandini nell’atelier di Palazzo Taverna per Rome Art Week sviluppa una riflessione del filosofo sudcoreano naturalizzato tedesco Byung-Chul Han: “L’Eros strappa il soggetto da se stesso e lo volge verso l’Altro… Il narcisista sprofonda nell’ombra di sé, sino ad annegare in sé stesso …”.

Byung-Chul Han, autore di “Eros in agonia” è docente di Teoria della cultura alla Universität der Künste di Berlino. Il suo pensiero va al desiderio di conoscere, di aprirsi all’altro e al diverso: uno sguardo inclusivo e sensibile che non parte da dogmi e non sviluppa barriere.

L’arte di Marzia Gandini, maturata e cresciuta sulle due sponde dell’atlantico fra un Vecchio mondo delle origini e la New York multiculturale e crocevia del contemporaneo, si confronta con l’Eros da una prospettiva continentale: non c’è nulla del rito bacchico mediterraneo, della sfrenatezza di colori di una danza dionisiaca. È una meditazione durata una vita, dalla scultura studiata all’Accademia al perfezionamento nei laboratori carraresi del marmo ai grandi dipinti ad olio americani, sul significato della relazione corpo-spazio.

Modellare o scolpire una figura, infatti, va ben oltre l’esercizio tecnico della verosimiglianza; raffigurare un corpo in pittura significa anche doverlo contestualizzare in un ambiente: questa analisi è una parte invisibile ma essenziale nell’atto creativo di Marzia Gandini. L’Artista, in questo caso, non lavora su progetto, possiede le capacità tecniche per rendere la forma – con i pigmenti o con i volumi – ma attende che sia la realtà casuale a suggerire il momento del contatto, attimo che lei poi fisserà nell’opera finita.

“Oggi – spiega Marzia Gandini – viviamo in una società globale dove tutto è uguale e omologato; anche l’Eros, il desiderio vitale, fatica a manifestarsi. In questo modo le persone si isolano sempre di più, pur essendo costantemente iper-connesse.

“È EROS?” diventa punto d’arrivo della sua ricerca: catturare quei rari istanti in cui avviene lo scambio, l’interazione. Dal corpo enuclea quelle parti che si abbandonano al contatto: la vicinanza dei volti, il tepore di una semplice presenza trasmesso attraverso una mano chiusa a coppa, protettiva e rassicurante. Non vi è interesse per la narrazione: la sua scultura non è eroica o simbolica, il soggetto non diventa modello di virtù ma presenza. La pittura cerca di depurare l’identità dalla confusione: le figure non sono sole perché disadattate, sono pulite da tutto quanto di transitorio possa turbare lo sguardo dell’Artista.

L’emozione che più spontaneamente nasce davanti alle opere di Marzia Gandini è l’umana empatia per la fragilità propria e dell’altro: cercare un ponte di sguardi fra esseri sconosciuti – tre mondi così diversi come l’uomo, l’animale, la pianta – significa cercare altro dalla normalità iper-connnessa analizzata da Byung-Chul Han. Esiste un universo fatto di silenzi, di ricordi, di possibilità inespresse, di storie mai vissute ma potenziali, quindi più vere e vivide di tutto quanto inevitabilmente trascorre, s’impolvera e scompare.

Marzia Gandini riesce a ritrovare nel contemporaneo la misura della classicità, cancellando volutamente tutti quei secoli di ragionamenti e studi che ci portano avanti con la conoscenza illudendoci di poter superare i limiti naturali della nostra delicata fisicità. Un volo di farfalla diventa la misura dell’imponderabile, della vita che si posa per un attimo su di noi senza poter essere governata, programmata, costretta nella gabbia della ragione.

L’Eros, il desiderio di un contatto vero e profondo, ha bisogno di una predisposizione: l’ascolto, l’attenzione stupita verso l’imprevedibile che può accendersi davanti ai nostri occhi. Occorre essere aperti di cuore perché la meraviglia possa farsi strada e diventare concreta, capace di scuoterci: nella banalità tecnologica del presente osservare le opere di Marzia Gandini dona un’improvvisa umanità anche al più sbadato dei passanti.

Marzia Gandini ha portato il messaggio all’essenza, trovando il coraggio di ammettere che tutto – nell’interazione – è fondamentalmente un puro desiderio di contatto.

Massimiliano Reggiani
con la collaborazione di Monica Cerrito