Mostra : “La contemporaneità
evocata : nuova pittura in Italia”. Curatore : Edoardo Di Mauro Artisti : Guido Bagini, Angelo Barile, Patrizia Buldrini,
Daniele Contavalli, Carlo Galfione,
Marzia Gandini, Alessandro Gioiello, Leonardo
Greco, Rivkah
Hetherington, Paolo Maggi, Antonio Mascia, Gianluca
Nibbi, Domenico Piccolo, Paola Risoli, Alessandro Rivoir,
Debora Romei, Gianluca Rosso, Antenore Rovesti, Liliana Salone, Giuseppe Teofilo. Allestimento : Walter Vallini Direzione artistica : Fabrizio Boggiano, Edoardo Di Mauro, Walter Vallini Sede : Fusion
Art Gallery piazza Peyron
9 g Torino Inaugurazione : venerdì 18 marzo
2005 dalle 19 alle 23 Durata : fino al 19 aprile
martedì, giovedì e venerdì 16.30 – 19.30 o su appuntamento Info : 335/63.98.351 fusionartgallery@tiscali.it
Ufficio Stampa : Marcella Germano
339/35.31.054 Patrocinio : Regione Piemonte Sponsor : “Acqua minerale
Lauretana”, “La Torinese”, “Printotex”, “Lema”. Questo sintetico testo rappresenta
una introduzione avente carattere soprattutto informativo, un estratto di un
più ampio saggio che sarà prossimamente pubblicato in merito al progetto de
“La contemporaneità evocata : nuova pittura in Italia”, successivamente
all’inaugurazione del prossimo 18 marzo presso la Fusion
Art Gallery. In un’epoca di ridefinizione dei
generi la pittura mantiene la sua centralità riuscendo, nei casi migliori, a
rinnovarsi da un punto di vista iconografico, quindi conservando quella
caratteristica che le è propria, implicita al concetto di “technè”, di tirocinio artigianale visto in una dimensione
di sublimazione religiosa dell’agire artistico, con modalità attente e
riflessive, abbinando a questa antica vocazione la capacità di osservare con
occhio partecipe e disincantato al tempo stesso l’esistente,
decontestualizzandolo dalla sua effimera contingenza materiale per dargli
forma nella dimensione del simbolo. Da quando l’arte si è calata in una nuova
realtà sociale, che le ha mutato diversi connotati ponendola all’interno di
un diverso e più complesso sistema relazionale, cioè dall’inizio dell’ 800,
la pittura si è posta in due occasioni, ovviamente tra loro diverse, a
salvaguardia dei suoi valori fondativi : all’esordio della rivoluzione
industriale, con le correnti del Romanticismo che ne difendevano il livello auratico, e dopo il 1975, a seguito dell’ingresso nella
società postindustriale e della crisi del Concettuale. Seguo con
partecipazione le vicende della pittura sin dagli esordi della mio mestiere
di critico ed organizzatore culturale, quindi dal 1984. Sintonicamente
con un’attività che è nata come vocazione, a contatto con i giovani autori di
quegli anni, ho registrato le mutazioni della pittura dopo l’ondata della
Transavanguardia, in un clima di contaminazione multidisciplinare e di enfasi
espressiva, fortemente venata da
suggestioni provenienti dall’estetica metropolitana, dalla moda, dalla musica
e, soprattutto, dal fumetto. Invitai artisti come Pierluigi Pusole e Bruno Zanichelli, tra gli altri, ad
esporre nelle mie prime rassegne, tra cui cito “Nuove tendenze in Italia” e
“Ge Mi To : l’ultima generazione artistica del
triangolo industriale”. Negli anni
successivi ho seguito con la massima attenzione possibile l’evoluzione
dell’eclettico scenario della post modernità, soprattutto italiana, dedicando
due mostre in specifico alla condizione della pittura. La prima, svoltasi in
due edizioni tra la fine del 1989 e l’inizio del 1990 in Umbria, a Gubbio ed
a Trevi, si intitolava “L’immagine e il concetto : la neofigurazione
italiana”. In quella collettiva, dove tra gli altri esponevano Guglielmo
Aschieri, Aldo Damioli e Thorsten Kirchoff, denunciavo
come, a mio parere, dopo l’ubriacatura generazionale del post ’77 e l’intenso
rapporto di confronto e scontro con il nuovo vissuto tecnologico e mediale,
lo stile stesse virando verso un ambito di concettualità
espressa col tramite di immagini talvolta enigmatiche ed allusive, in altri
casi venate da una forte dose di corroborante ironia, in sintonia con uno dei
capisaldi del linguaggio italiano. I successivi anni ’90 segnano quella che,
secondo me, è stata la stagione più caotica e superficiale del sistema
artistico del nostro paese, incapace, per una complessa e del tutto eteronoma somma di motivi, di compiere coraggiose scelte
di campo e, soprattutto, di porre in atto un’obiettiva lettura
dell’esistente, ed anche la pittura ebbe notevolmente a soffrire di quella
situazione. Nel 1998, quando lo scenario mi pareva idoneo ad una prima
rilettura critica degli eventi, che avevo anticipato l’anno prima con l’ampia
rassegna e relativo volume “ Va’ pensiero. Arte italiana 1984/1996” alla
Promotrice di Belle Arti, sempre a Torino, in un loft dei Docks
Dora ordinai la collettiva “Simbolica : nel futuro della pittura”. Autori come, tra gli altri, Karin Andersen, Andrea Renzini,
Gabriele Lamberti, Fathi Hassan,
Luigi Mastrangelo, Antonella Mazzoni,
furono utili e validi esempi per confermare quanto avevo intuito con
l’”Immagine e il concetto”, cioè che la pittura in Italia, nel corso degli
anni ’90 non aveva ripercorso, come sostenuto da molti, il sentiero tracciato
nel decennio precedente, ma aveva semmai accentuato delle caratteristiche
concettuali, con uno stile fortemente simbolico e attento ai valori della
forma, aperto in taluni casi a contaminazioni con l’immagine digitale e
l’oggetto. Esemplare, da questo punto di vista, il lavoro di uno degli
artisti presenti in “Simbolica”, Mercurio, precocemente scomparso nel
2002 e di cui sto organizzando una rilettura dell’opera, collezionata da
privati e musei in Germania ma non ancora pienamente valutata in Italia. I
primi anni di questo nuovo millennio mi paiono forieri, pur nell’enorme
allargamento della scena artistica, di stimolanti novità, sebbene
analizzabili in una fase tuttora evolutiva. Dopo “Una Babele postmoderna”,
allestita nel febbraio 2002 in due spazi pubblici a Parma per riflettere
sul passaggio dagli anni ’90 al decennio successivo e “ I Neo
Contemporanei”, collettiva del maggio 2004 alla Giarina
di Verona, che spero di riprendere quanto prima su base più allargata in uno
spazio pubblico, per perfezionare un discorso iniziato e da completare sulle
mutazioni estetiche in atto in questi anni, con “La contemporaneità
evocata” mi concentro nuovamente, come periodicamente mi accade, sullo
specifico pittorico. In sintesi, per anticipare quanto sarà più dettagliamene
circostanziato nel saggio di prossima pubblicazione, la pittura sta
attualmente vivendo una fase che, da un punto di vista linguistico, può
considerarsi mediana tra lo stile prevalente nella seconda metà degli anni
’80 e quello del decennio successivo. Essendo, sin dall’antichità remota, lo
strumento mimetico per eccellenza, la pittura riesce a metabolizzare, con
procedimento metamorfico, tutto quanto proviene dall’esterno, e sta riuscendo
nell’impresa anche relativamente a strumenti come la fotografia, l’immagine
digitale e, più in generale, tutto l’inesauribile armamentario di simulacri
della contemporaneità. Quindi il termine
“evocazione” in questo caso è interpretabile in una duplice accezione. Da un
lato il ritorno di un’attenzione curiosa e partecipe nei confronti degli
stereotipi mediali, come avvenne negli anni’80, ma mantenendo molte
caratteristiche di quell’atteggiamento di freddo ed algido distacco mentale
tipico, almeno secondo la mia lettura,
degli anni ’90. La contemporaneità appare nuovamente come narrazione
iconografica prevalente, ma sfumata in un atteggiamento evocativo di
suggestioni che furono un tempo intense e nel “qui ed ora” si ripropongono come
sfocate dalla consapevolezza e dal disincanto. Gli artisti invitati mi paiono
significativi di questa nuova stagione espressiva, sia quelli già forgiati da
un buon numero di esperienze professionali come Gianluca Rosso, Patrizia Buldrini, Marzia Gandini, Antenore Rovesti, Paola Risoli,
Alessandro Rivoir, che quelli considerati
sicure promesse come Angelo Barile, Gianluca Nibbi, Domenico Piccolo,
Daniele Contavalli, Leonardo Greco, Debora Romei, Rivkah Hetherington, Carlo Galfione, Antonio Mascia, Giuseppe Teofilo, per
concludere con chi, alle prime esperienze, si dimostra in possesso di
eccellente personalità e si tratta di Liliana Salone, Alessandro Gioiello,
Guido Bagini e Paolo Maggi. Edoardo Di Mauro
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